giovedì 31 maggio 2007

Sesso nel XXI° secolo?

Lo ammetto, è anche un bieco tentativo per attirare lettori... Si sa che il sesso attira sempre, soprattutto in rete!
Cos'è il sesso nel 2007?
Immaginate una cifra grande. Moltiplicatela per un miliardo, aggiungete un miliardo e rimoltiplicatela. Magari sarete giunti vicino, ma non avrete superato, il numero di opinioni sul sesso nell'era odierna. Perché tutti ne parliamo, in molti meno lo facciamo, e tutti ne hanno dieci o quindici opinioni diverse. Insomma, per farla breve, quella di Internet è una popolazione "sex-obsessed".
Qual'è la novità? Magari prima non lo si diceva, non lo si faceva pubblicamente, ma maschietti e femminucce di tutto il mondo hanno sempre avuto una parte (Dio solo sa quanto grande) del cervello fissata ossessivamente su "quello".
Tralasciando l'impatto internettiano sul sesso (e giusto per poter condurre questo post in qualche direzione, altrimenti potrei scrivere per ore senza arrivare ad un punto) quello che mi interessa trattare - almeno in questa riflessione - è l'aspetto del conflitto uomo-donna - o maschilismo femminismo - che da sempre infervora sia i maschietti che le femminuccie da un sacco di tempo. L'opinione femminista è ben nota: per secoli le donne sono state oppresse, maltrattate, violentate, costrette a rapporti e matrimoni che di certo loro non volevano, mentre gli uomini hanno sempre fatto i loro porci comodi, continuando tra l'altro a farlo in un sacco di posti, tipo Arabia Saudita o comunità tradizionaliste degli Stati Uniti (non facciamo un torto a nessuno, e ricordiamoci dell'ignobile trattamento riservato alle rappresentanti del popolo nella civile Italia...).
Hanno ragione? Sinceramente non lo so. E, sinceramente, non mi interessa nemmeno molto. Quello che voglio fare è sottolineare un potenziale errore d'analisi del tradizionale pensiero femminista che, almeno nelle premesse, potrebbe completamente invalidare il ragionamento. Forse per la semplicità dell'analisi (voglio essere buono) si è sempre trascurato nell'equazione dei rapporti uomo donna il fortissimo, istintivo, ancestrale rapporto di sottomissione dell'uomo alla donna, il fantastico potere delle donne di far fare a noi maschietti tutto quello che vogliono. Esagero?
Forse. Ma non mi pare un fattore trascurabile. Anche Ovidio, anche molti filosofi greci ne hanno parlato, e qui mettiamo in conto pezzi da novanta del pensiero. Giusto per tacitare le femministe entusiaste pronte a tagliarmi il pisello con gioia, ne parla anche Saffo, e non solo pensatori/scrittori maschietti.
Esiste un istinto fortissimo ed ancestrale, legato direttamente al desiderio sessuale e alla fondamentale insicurezza riproduttiva del maschio, che ci lega fortemente ai desideri femminili. E' semplice rendersene conto, basta perdere una decina di minuti a guardare un documentario del National Geographic sui babbuini (e non metto in mezzo i Bonobo, che sembrano un esperimento freudiano in iperattività). I maschi sembrano l'epitome dello scimmione violento, la metafora che più spesso viene usata nella letteratura femminista per descrivere noi maschietti. Zannuti e violenti hanno sempre comportamenti combattivi, pronti a mordersi per un nonnulla, possessivi all'inverosimile verso il branco e particolarmente le femmine del branco, ma...
... Ma spesso si vedono questi stessi maschi correre da una parte all'altra per favorire le femmine, raccogliere per loro il cibo, mettersi in mezzo quando arrivano dei leopardi affamati che hanno voglia di fare colazione con tenera carne di babbuino. Tutto per conquistare il favore delle femmine. E', più o meno, lo stesso comportamento dei maschi umani. Dopo tutto non c'è molta differenza.
In fondo nella maggior parte delle società maschiliste umane si osserva un comportamento simile, dove ad un comportamento pubblico ostentatamente maschiocentrico si contrappone un comportamento privato dove, al contrario, è la componente femminile a farla fortemente da padrone. Non sono certo io il primo a notare questa cosa, basta leggere il Macbeth per vedere che zio Willie Scuotilancia aveva già descritto proprio questo comportamento. Non sono abbastanza informato su ciò che accade nelle più estremiste comunità islamiche (ma da quanto leggo sembra che la completa sottomissione e mancanza di parola per le donne sia uno sviluppo abbastanza recente anche da loro, indotto più che altro dal contatto con la società occidentale e da un patologico rifiuto dei nostri valori), ma so che sia nella parte più becera della nostra società che nel "maschilista passato" sia nostro che dei nostri antenati questo era proprio quello che succedeva.
Il serio problema che si sta causando negli ultimi tempi è che il crescente ruolo pubblico delle donne, sempre più dominante e sempre meno sottomesso (mi dispiace, ma almeno secondo la mia modesta opinione non si è passati da una sottomissione ad un ruolo egualitario ma ad una dominanza di alcuni valori prettamente femminili) sta causando uno squilibrio tragico, che da un lato impone comportamenti patologici sia ai maschietti che alle femminucce, dall'altro fa sì che l'intero equilibrio dei rapporti uomo/donna sia stravolto, causando un eccessivo sbilanciamento, disfunzionale, da una parte o (per reazione eccessiva) dall'altra.
Non a caso la sessualità più gettonata, a parte quella standard, è quella del rapporto master/slave, proprio quella che rappresenta in un simbolismo per niente velato il rapporto di sottomissione uomo/donna (anche a ruoli invertiti, il concetto non cambia).
L'argomento è molto vasto, e quanto ho scritto rappresenta solo un primo spunto di riflessione. Credo (e spero) che nel futuro ne parlerò ancora... Sempre che qualche lettrice femminuccia non tenti di mettermi a tacere con un colpo di katana nelle parti intime!
A proposito: giuro, il mio prossimo intervento sull'argomento "sesso" sarà più piccante e meno spaccapalle...

mercoledì 30 maggio 2007

La lunga estate calda

Sta per cominciare l'estate. Un estate particolare per me, ne sono certo... E densa di avvenimenti. Al momento sono in "ferie forzate", mi sto facendo le ferie del 2005 che ancora non avevo goduto. Un paio di settimane nella ridente cittadina di Brindisi, my hometown. E' strano, vengo qui ogni quattro-cinque mesi e, a parte le lunghe passeggiate (qualcosa che a Roma è solo un concetto astratto poco praticabile), è sempre piacevole trovare nuovi palazzi, vecchi palazzi in ristrutturazione ed altro...
La cosa particolare è che per qualche giorno ritorno alla vecchia vita di una decina di anni fa (a parte un bel po' di telelavoro... Chi ha detto che le ferie significano non fare più un cacchio?), ai discorsi con gli amici allo stare a parlare di niente per ore. Mi manca, mi manca terribilmente. E fa male.
E poi, mi si preannuncia quest'estate. Un'estate dove molti nodi verranno al pettine (tanto per cominciare ci sono buone probabilità che rimanga disoccupato entro poco, grazie al buon Ministro Bersani e all'onorevole Lulli, suo bulldog da salotto che abbaia solo contro i deboli). Molte cose dovranno essere risolte, avrò tempo per fare un sacco di cose (a parte lo scatafascio lavorativo avrei ancora migliaia di giorni di ferie da godere) e per ragionare su quello che voglio fare.
Ci riuscirò? Ci penso spesso in questi giorni... Troppo tempo per pensare, forse! Chissà se tra qualche mese, rileggendo questo post, non mi faccia una risata. Anzi, chissà se tra qualche mese rileggerò questo post...
Nel frattempo il caldo latita. E la cosa non mi preoccupa per niente.

martedì 29 maggio 2007

Grandangoli & Temporali


Ultimamente ho comprato un obbiettivo che non esito a definire favoloso, il Pentax 12-24 DA IF SMC ecc. (ho sempre odiato tutte quelle sigle...). E' stato il ritorno al grandangolo vero e proprio dopo un paio di anni di esilio sul "normale o poco meno"... Un po' di storia.
Ho fotografato in pellicola per un po', riprendendo qualche anno fa dopo un momento di blocco. Un paio di anni fa sono passato al digitale.. In tutto questo periodo sempre con materiale Pentax (niente di tecnico, puro amore). Usando le reflex digitali c'è un piccolo problema in più rispetto alle reflex normali: gli obbiettivi hanno quello che si chiama il "fattore di crop", essendo il sensore più piccolo di un fotogramma 35mm. Di conseguenza gli obbiettivi hanno un campo di vista differente rispetto a quello che avevano in pellicola. Per le Pentax digitali tale fattore è 1.5, di conseguenza, ad esempio, un 28mm diventa l'equivalente di un 42 mm.
Nella fotografia 35mm il grandangolo (vale a dire l'obbiettivo che ha un campo visivo più grande di quello umano) va dal 35 mm - va considerato che il campo visivo dell'occhio umano è circa equivalente a quello di un 43 mm) in giù, fino agli estremi del 15 mm (in cui la distorsione prospettica diventa inacettabile). Andare in grandangolo con reflex digitali richiede degli obbiettivi particolari (e costosi). Il 12-24 è uno di questi (equivalente al 18-36 in 35 mm), e fortunatamente qualche settimana fa ho ottenuto un buon prezzo (in Germania...) su uno di questi. Ieri l'ho provato in riva al mare, con un temporale che si allontanava al largo... Devo dire che sono veramente soddisfatto. Come sempre, non saranno queste le foto che mi faranno assumere al National Geographic, ma questa non è male...

Way of life


Trovato un grande diagramma per decision making qui in giro, chiunque l'abbia scritto è un fratello (o una sorella?) e sicuramente ha capito tutto dalla vita...
E' geniale. Dopo tutto a volte la noia è terrificante, e diventa più importante che "ne esca una storia interessante" piuttosto che tutto vada bene. A volte tento di rileggere "il romanzo della mia vita" e trovo che ho fatto molte scelte proprio in base ad un processo decisionale simile a quello descritto in questo flowchart.
Spesso ho combinato un casino, spesso ci ho messo anni per uscirne, ma a dire il vero ho evitato molti momenti noiosi grazie a questo...

Possibilità creative

Ieri sera stavo (finalmente!) parlando con degli amici a proposito della creatività (devo dire che andare in ferie è stata una cosa fantastica, più che altro perché mi dà la possibilità di scambiare, di nuovo, due chiacchere con gli amici di fronte ad una birra).
Siamo tutti tra i trentacinque e i quaranta ormai, ne è passato di tempo da quando eravamo la "nuova generazione", e finalmente siamo arrivati al punto di poter discutere tra di noi sulla "nuova generazione" (che, appunto, non siamo noi). Devo dire che ci mancava solo la coppola nera e il bastone, perché per un attimo mi è sembrato come se fossimo dei vecchietti seduti su una panca di una piazza assolata a parlare male dei giovani... Magari si tratta di una malattia genetica di noi terroni!
Tornando all'argomento principale, si parlava della strana insipienza dei ragazzi di 15-20 anni di adesso. Sono dotati di migliaia di strumenti creativi in più di noi quando avevamo la loro età. Tutti questi strumenti costano estremamente meno di quanto costavano a noi all'epoca. Sono preparatissimi, studiano come matti per ottenere la perfezione tecnica in tutto quello che fanno - nello specifico si parlava di musica, ma credo che il discorso valga per tutto ciò che è creativo, tipo video, scrittura ecc. - eppure la maggior parte dei contenuti non sono minimamente all'altezza di tutte queste possibilità. Vent'anni fa fare una registrazione musicale decente implicava una spesa enorme (adesso sarebbero un migliaio di euro... credo), adesso con un computer - che tutti hanno - e due strumenti made in China ma di qualità più che accettabile si può tranquillamente preparare un disco. Per farsi conoscere dovevi sbatterti come un matto, suonando in giro, mandando cassette. Adesso con Internet tutto sembra più facile. Perché non si vede all'orizzonte il prossimo Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band?
Molti dubbi, poche risposte. Prima di tutto farsi conoscere non è per niente così semplice, anzi, adesso è peggio di prima. C'è una folla là fuori, Internet fa sì che ci siano letteralmente milioni di proposte, musiche, video, e quant'altro si possa immaginare. Farsi notare in mezzo ad una folla non è mica così semplice. La situazione ricorda molto una meravigliosa trovata di Spielberg in Schindler's List... Un film completamente in bianco e nero in cui, per evidenziare una bambina in mezzo ad una folla immensa di prigionieri ebrei destinati al massacro, Spielberg ebbe la geniale idea di inserire l'unica macchia di colore del film, il fiammante vestito rosso della bambina. Gli occhi di tutti si fissarono su quel particolare e quando, più tardi nel film, si vede un cadaverino coperto da un bulldozer con quello stesso vestito rosso... Bé, l'impatto emozionale è una martellata.
Ci vuole un vestito rosso, quindi, qualunque cosa sia, per potersi distinguere da quest'immensa folla creativa che agita Internet. E non bisogna essere intimoriti dall'essere messi a confronto con quell'altro miliardo di persone che circola qua dentro. Tutti, in fondo, hanno qualcosa da dire, e non importa se poi non risulterà altro che parte del rumore di fondo. In qualche maniera dobbiamo provarci, dopo tutto non è detto che scriveremo cose degne di Tolstoj o Lennon, ma non dobbiamo negare a priori la possibilità.
Chi lo sa, magari abbiamo già quel vestito rosso addosso, quella macchia di colore che ci distingue dal grigiore uniforme di Internet, e non lo sappiamo. Dobbiamo solo provarci.
Sperando, ovviamente, di non finire seppelliti in una fossa comune da un bulldozer.

sabato 26 maggio 2007

Malta



Malta è un posto veramente fuori di testa. Per noi italiani soprattutto. Perché, fondamentalmente, è la Sicilia come se fosse stata colonizzata dagli inglesi per un paio di secoli. Qualcuno sostiene che non le avrebbe fatto male... Chissà.
Però non è che Malta sia così meravigliosa come dicano. Fuori di testa, come ho detto. Credo che esistano ben pochi altri posti al mondo che possano essere descritti come un miscuglio totale di culture (Malta è un miscuglio totale di culture: arabi, italiani, molta Francia, visto che i cavalieri erano per la maggior parte francesi, molta Gran Bretagna, ma non quella attuale, quella di poco dopo la guerra...). Ci si trova di tutto, a ben scavare ci si trova anche la cultura Maltese, sempre che qualcuno voglia perdere qualche ora, o anche più, a cercare di definirla.
Qualche bella foto ne é venuta fuori, ma troppo di maniera per rendermi soddisfatto. E' stato tanto tempo fa ormai, quasi un anno, e solo adesso comincio a digerire veramente tutto quello che mi è successo laggiù nel mezzo del Mittelmer a fine settembre - primi di ottobre. Un mucchio di cose veraamente importanti, molto particolari. Un paio di settimane a Malta mi hanno cambiato la vita? No, certo che no, ma mi hanno aperto gli occhi su molte cose a me relative che non credevo fattibili. Forse sono un po' migliore di quello che credo...
Rifletterò più a lungo su questo in seguito, ne sono sicuro, ho tanto da scriverci sopra. Per adesso me la cavo con un paio di fotografie, comprese nel post. Una ha un'atmosfera che mi piace, particolare. L'altra è il classico bambino, canna da pesca e barche sullo sfondo... Magari fa un po' troppo cartolina e non mi farà trovare lavoro col National Geographic, ma non è male.

venerdì 25 maggio 2007

Insensibilità indotta

E' un mondo strano questo. Siamo in overdose di informazioni, di ogni tipo, e questo ci sta constringendo ad assumere atteggiamenti che sono lontani dal nostro sentire. Come diceva una meravigliosa battuta, stiamo cominciando ad avere idee che non condividiamo.
Idee razziste, intolleranti, stanche di tutto e di tutti. Idee che sarebbero rivoluzionarie... Se la rivoluzione fosse Mein Kampf o se essere rivoluzionari significassa adottare le più becere e conservatrici idee sulla faccia della terra.
Si, l'intolleranza sta diventando quasi completamente legge. Qual'è il motivo? A volte penso che la vera ragione sia la tolleranza, il politically correct ipocrito che viene imposto a tutti e, badate bene, la parola chiave è imposto. Imposto significa che non scegli tu di essere tollerante, ma devi esserlo, senza sapere il perché.
Io sono tollerante perché ho letto Socrate (a dire il vero Platone - grazie LiberLiber - e Senofonte che parlano di Socrate, visto che lui non amava scrivere, ma il concetto è lo stesso).
Io sono tollerante perché mia madre mi ha dato una magnifica educazione. Io sono tollerante perché ho imparato dagli studi scientifici che non esistono verità assolute. Io sono tollerante perché adoro Karl Popper. Sono tollerante per un miliardo e mezzo di motivi. Ma non sono, e non sarò mai, tollerante perché sono costretto ad esserlo. Piuttosto la morte.
Parafrasando una frase celebre sono pronto a dare la vita perché un nazista possa dire le sue idee, ma anche a darla perché io non sia obbligato a far dire ad un nazista le sue idee.
Magari è anche un po' troppo complessa, ma in realtà il concetto è semplice: Mia madre non è ipoudente, è sorda dal 1943, e chiamarla ipoudente non la farà tornare a sentire. Quando parliamo tra di noi usiamo la parola sorda, non ipoudente. Nessuno ci ha mai obbligati a non usare la parola tra di noi, non la consideriamo offensiva. Eppure, in pubblico, dovrei dire che mia madre è ipoudente, come se cambiando il significante si cambiasse il significato.
L'unica cosa che si cambia è che si acquista sempre di più un'insofferenza verso questi termini imposti che vorrebbero essere non offensivi, ma che sono solo stupidi. Si cambia il simbolo, si impone un simbolo, il simbolo viene odiato perché imposto... E col tempo ciò che è rappresentato dal simbolo viene odiato a sua volta.
Sto cominciando ad avere un sospetto (sarà paranoia da complotto?). Ma non è che è stato tutto fatto apposta per renderci ancora più intolleranti di prima?
No, la stupidità umana è l'unica cosa della quale vado certo. Sono sicuro che un sacco di gente è convinta di fare del bene usando i termini politically correct.
Svegliatevi, gente, non funziona, Stiamo ottenendo l'effetto contrario. Extracomunitario è diventato una parolaccia e marocchino un termine scherzoso.
Oltre che il nome di un caffé.

giovedì 24 maggio 2007

Amici ritrovati

Ho un sacco di vecchi amici. Vecchi nel senso che ci conosciamo da secoli, anche se poi passiamo mesi e mesi senza sentirci. E alla fine ci si becca e sembra che non sia passato nemmeno un minuto... Intendiamoci, siamo cambiati, ci siamo evoluti come i Pokemòn, ma alla fine il midollo è sempre lo stesso, cemntato da centinaia di serate passate a parlare del nulla, di momenti stupidi, di litri e litri di alcool...
E' strano, ma adesso diventerebbe semplice tenersi in contatto... C'è Internet dopotutto...

Ma come diavolo si fa a bere una birra assieme via Internet?

Questa è per te, Nevile...

Gatto alla finestra


E comunque un'altra foto, che non si dica che sono avido... Ed ecco un gatto alla finestra.

Ubuntato?

Si, sono anch'io del "giro". E' una figata usare Linux invece che windows (almeno a casa, al lavoro mi tocca usare il prodottino da due lire di Zio Bill).
Sul mio computer di casa uso un bel Ubuntu 7.04 "Feisty Fawn", completo di tutti i gadget (finalmente sono riuscito a far funzionare Compiz, e il mio dock non ha niente da invidiare a quello del Mac...).
Motivi? Bé, ho cominciato ad usare Unix tanto tempo fa, all'università, e mi è sempre piaciuto. Ho installato la prima Slackware su un 386 nel '93, e da allora mi sono sempre tenuto un po' aggiornato. Adesso faccio parte anch'io della sempre più fitta comunita degli Ubuntati, e devo dire che se Mark Shuttleworth non è il mio idolo... Poco ci manca. Avessi una connessione internet veloce a casa sarebbe l'ideale ma... Mamma Telecom non vuole, e se Mamma Telecom non vuole, almeno qui in italia, non ci si può far niente.
Adesso ho la soddisfazione di un sistema a costo praticamente zero, pieno di tutte le pinzellacchere grafiche che si fanno pagare l'iradiddio in Vista, ma allo stesso tempo funzionale e completo. E caruccio come il Mac. Avessi soldi comprerei un portatilino solo per portarmelo in giro con Ubuntu ma... Non ho così tanti soldi ;).
Donne e Fotografie costano troppo.

martedì 22 maggio 2007

Donne

Cosa sono le donne? Qualcosa di meraviglioso, senza dubbio. Folli, lunatiche, spesso scorbutiche senza motivo, fonte di ogni male e porta per il paradiso allo stesso tempo, meravigliosamente contraddittorie e mai noiose, una scoperta continua.
Possono urlarti contro e coccolarti nel secondo successivo. Non ci trovano niente di folle in questo, per loro è normale. E' per questo che le amo? Anche.
Sono felice di esser un uomo, perché credo che solo un uomo possa apprezzare realmente queste creature meravigliose senza trovarle mai banali e scontate. Nessuna di loro.

La vera bellezza è femminile.

lunedì 21 maggio 2007

Route 66


Un esempio che illustra quanto descritto nel post precedente.
Quest'immagine è stata scattata (se ricordo bene) a metà aprile 2005, in piena Route 66, in Oklahoma.
Per me è qualcosa di fantastico, una rappresentazione di una sensazione indescrivibile, il ripercorrere quello che, volente o nolente, è stata una full immersion nei sogni di un'adolescenza passata a leggere storie americane, vedere film e telefilm americani, ascoltare rock fondamentalmente americano. Non descrivibile... Chissà per chi legge cosa rappresenta. Anzi, chissà se rappresenta qualcosa... Ma esageriamo, chissà se qualcuno la vedrà!

Riflessioni (un po' casuali) sulla fotografia

Cos'è una fotografia? Arte? Rappresentazione? In un certo senso tutti potremmo dare un'interpretazione diversa e, se possibile, altrettanto valida.
Quindi è arte. Se definiamo l'arte come quel qualcosa la cui definizione varia a seconda delle impressioni create nel fruitore.
Bingo, una definizione ricorsiva. E così ampia da includere l'intera esperienza umana nel suo ambito...
La fotografia è solo una parola nel libro che stiamo leggendo continuamente, il libro che rappresenta la nostra continua esperienza, dalla nascita alla morte. Un libro noioso, pieno di pagine quasi bianche, ma con qualche momento esaltante. Una foto, una parola estrapolata dal suo contesto, può diventare significativa, per quanto noioso fosse il suo contesto originale.
Tra le altre cose proverò ad inserire qua dentro qualche parola significativa estratta dal mio libro personale, qualche foto interessante. Bon voyage, e speriamo che non sia uno dei miei innumerevoli Titanic...