giovedì 28 giugno 2007

Letterkenny



Sono a Letterkenny, nel nord dell'Irlanda. Non Irlanda del Nord, ma nel nord dello "stato libero d'Irlanda", come si chiamava una volta. Nel pieno di un tour (fotografico?) di dimensioni epiche, in giro per tutta l'Irlanda. Sono alla terza Guinness della serata, e quindi non è banale scrivere qualcosa di sensato...
Devo dire che, a meno di qualche piccolo problema... Non importante (more on the next posts, stay tuned) il viaggio è una figata. Purtroppo si deve tornare, e i cieli d'Irlanda già mi mancano, anche se sono ancora sotto di loro...
Devo dire che capisco perché oltre che la terra della Guinness questa è la terra dei santi.
Non so se Dio esiste, ma se esiste qui è più vicino.
E spesso è accanto a te a bersi una Guinness.
Ok, non vado oltre perché così divento banale. Non mi va di essere il solito italiano innamorato dell'Irlanda... Dovrò trovare qualcosa di originale da scrivere per quando torno (due giorni e sarò di nuovo disperato nel caldo soffocante di Roma. Mi mancheranno i maglioni di lana necessari alla sopravvivenza da queste parti... Anche in giugno).
Allego giusto un paio di foto (nessun trattamento, non ho uno dei miei computer a disposizione). In una c'è la visione del ruscello che era di fronte al mio B&B a Doolin, Clare County. Nell'altra una bella cartolina della rocca di Cahir, forse la più bella abbazia di tutta l'Irlanda.
Ambedue inserite giusto perché, da buon pigro, non ho voglia di scorrere le foto, commentarle, renderle caruccie con un po' di PP e metterle sul blog...
Magari dopo. Magari riuscirò a scrivere qualcosa di sensato.
Non stasera... Tre Guinness sono eccezionali per brindare con Dio, ma assolutamente inutili per aiutare a scrivere decentemente. A meno che uno non si chiami Yeats... E non è il mio cognome.
Dio, ho un miliardo di cose da raccontare... E ci vorrà un bel po' per metterle in forma sensata. Non di certo in un pub di Letterkenny, bevendo Guinness.

martedì 19 giugno 2007

Artisti & modelle


Lo so, ho rubato il titolo da un film con Jerry Lewis e Dean Martin. Ma che ci posso fare? Quando un titolo e buona - seppur banale - ed efficace non posso che approvarlo...

Non sono un gran fotografo. Non per mancanza di talento - a dire il vero non so nemmeno se ne ho, di talento - ma per mancanza di applicazione. La prima regola per fare di me, o di chiunque altro, un buon fotografo dovrebbe essere quella di fare fotografie, fotografie e fotografie. Sempre e comunque, portando sempre con me la macchina fotografica. Io, semplicemente, non lo faccio. E' uno di quei casi in cui la mia pigrizia ha il sopravvento su tutto il resto. Più che altro una pigrizia mentale...
Ma, ancor di più, il vero problema è nella mancanza di soggetti interessanti. Ora... Cos'è un soggetto interessante? Potrei dare un migliaio di definizioni diverse, ma fondamentalmente, secondo la mia modesta opinione, un soggetto interessante è qualcosa che titilla il cervello di chi la sta facendo, risvegliando ricordi, sensazioni, idee... O quant'altro. Magari, se poi riesce a sfiorare qualcosa anche in chi guarda la foto è meglio...
Va da sé che con una definizione di questo tipo il soggetto interessante è frutto di una valutazione non obbiettiva e decisamente relativa... Ma credo che in un certo senso questo si possa applicare a tutto ciò che è arte.
Ciò che io adoro, come soggetti, è l'essere umano. Le sue opere, in quanto segno delle sue aspirazioni, dei suoi sogni, dei suoi successi e, perché no, dei suoi fallimenti. E l'essere umano nel suo complesso... Il ritratto, insomma. Adoro i ritratti. Va da sé che se potessi, avendone il tempo e l'opportunità, l'ideale sarebbe fotografare una persona "immersa" in qualche maniera nelle sue opere. Non necessariamente artistiche.
Purtroppo (o per fortuna?), pensandola come la penso, ho una decisa preferenza per una certa metà dei 6 miliardi e spiccioli di persone che abitano questa palla di fango: la metà femminile. Lo devo dire di nuovo? Adoro il corpo femminile, in tutte le sue sfumature. E' qualcosa che va oltre il sesso (ma non lo esclude, anzi...), è una presa di consapevolezza artistica ed elevata dei miei istinti più bassi e bestiali. Fondendo il mio io apollineo con quello dionisiaco (grazie, Nietzche, ottima definizione) trovo questo punto in comune: la Donna. E il maiuscolo lo merita tutto.
Ma... C'è sempre un ma. Fotografare le persone è sempre difficile, soprattutto di questi tempi. Difficile trovare qualcuno che non abbia un'espressione scontrosa, incazzata, scostante, alla checazzovuoismettilaimmediatamentecheoratigonfiodibotte. Praticamente impossibile, almeno in Italia 2007. Certo, ci si potrebbe fare un reportage su questo, le facce incazzate degli italiani... Ma mi hanno stancato. E' ciò da cui vorrei fuggire, non certo quello che voglio rappresentare. Con le Donne, poi, c'è un altro problema. Un problema che mi ha sconvolto la prima volta che mi ci sono trovato davanti, ma che poi, tutte le volte, mi ha sempre più fatto pensare. Le donne (e stavolta niente maiuscolo) non vogliono essere fotografate. O meglio, vogliono essere fotografate, ma non adesso, non con questo trucco, non oggi che mi sento cicciona, non in questo momento perché sono stravolta e così via.
Possibile che non capiscano? Vogliono la perfezione. Probabilmente sono semplicemente plagiate, massacrate, schiacciate dal continuo bombardamento di perfezione che tracima incessantemente da tutti i mezzi di comunicazione. Non è un bene. Primo, la perfezione che vedono non è frutto di diete ferree e di chirurghi dotati di mani miracolosi (che fanno parte del cocktail comunque). E' frutto, in gran parte, di ottimi truccatori, luci piazzate sapientemente e di Photoshop. Principalmente di Photoshop. Secondo: la perfezione è noiosa. Pallosa. Non stuzzica, non arrapa, non titilla niente. Almeno nel mio cervello... Ma non credo solo nel mio. Le babes che tappezzano con i loro corpi flessuosi i giornali di moda hanno, nella maggior parte dei casi, la carica erotica di un coltellino svizzero smussato. Le vere donne sono un'altra cosa.
Se potessi decidere e scegliere senza problemi credo che vorrei una (o più...) modelle carine, non stupide - ma quante ne voglio - ma non necessariamente apocalittiche. Capaci di interpretare più che stare come stoccafissi con un sorriso idiota davanti alla macchina fotografica. in grado di parlare e ridere. Che amino il loro corpo, che non ne abbiano paura e che siano anche disposte a mostrarlo. Si, anche senza vestiti, why not? Non si tratta solo di sesso. Anche di sesso, ovviamente, visto che tra le corde toccate c'è anche quella. Ma si tratta principalmente della bellezza del corpo femminile che, tranne che in alcuni casi estremi, è immensa. Perché tenerla nascosta?
Ovviamente anche questo pio (oddio, non tanto) desiderio rimarrà per sempre un sogno. Per adesso mi devo accontentare di qualche scatto rubato o a malapena consensuale... Però devo dire che qualche volta, complice anche una collega di lavoro dalla bellezza delicata e trovata in un momento di grazia in cui ha acconsentito a farsi fotografare, qualche volta i risultati non sono male...

domenica 17 giugno 2007

Due cani

Anche stavolta qualche foto... Si tratta di due cani. Cani??? Bé, si, a volte i cani sono soggetti affascinanti (certo, normalmente i gatti lo sono molto di più... Io adoro i gatti. Però sono più difficili da fotografare).
Si chiamano Jack & Molly. Molly (prima le signore...) è la - quasi - maremmana bianca. Jack è il più o meno boxer arlecchino. Nonostante siano diversissimi l'uno dall'altra sono fratelli, nati nella stessa cucciolata. Legatissimi, giocherelloni, casinisti, simpatici, devotamente affettuosi... Cani di quelli che si trovano solo nei film. Ovviamente meticci (bastardi è una brutta parola?) i cani di razza - proprio come le persone - difficilmente sono così belli e simpatici. Detto in una sola parola... Sono fantastici.
Spero, in questo trittico di fotografie, di essere riuscito a comunicare la loro simpatia, il loro buonumore, la loro gioia di vivere... Chiedo troppo? Lo so, mi sto un po' montando la testa...




P.S. Adoro il mio zoom grandangolare...

sabato 16 giugno 2007

Un paio di fotografie...



Un paio di foto, un po' diverse, sia nello spazio che nel tempo.
La prima, (quella con i potenziometri), l'ho scattata un mese fa, a casa di un mio amico. Una bella foto di quelle che piacciono tanto ai pubblicitari, ideale per fare da elemento grafico in un sito web (e infatti ho una mezza idea di metterla come sfondo del titolo del blog...
Non è male, l'ho detto. Teleobiettivo (il grosso Sigma 170-500mm che è il mio "simbolo fallico" per eccellenza, un cosone da quasi mezzo metro (con il paraluce). Di benedica la stabilizzazione d'immagine... Perché quel coso pesa un accidente. Luce naturale, giusto uno "sviluppo" in camera chiara decente. Non male.
La seconda (quella con le Studebaker) l'ho scattata un paio di anni fa in America, in Oklahoma, piena Route 66. Rappresentativa, almeno credo, di un certo spirito. In Oklahoma, più o meno, comincia il West, comincia quella "Deep America" che, almeno credo, è ben rappresentata da questa foto. Due vecchie macchine anni '50, un distributore sullo sfondo. Vecchie cromature arruginite, il vero simbolo di quel "sogno americano" forgiato da decine e decine di vecchi film americani passati alla televisione il sabato pomeriggio. Caruccia anche lei... Scattata con la vecchia Pentax *istDs e l'obiettivo in kit 18-55.

lunedì 11 giugno 2007

Ritorno alla routine & Stream Of Consciousness

Non sono mai stato un gran lavoratore, ma sto molto sul posto di lavoro. Alla fine credo di avere picchi di produttività mostruosa, per cui in poche ore faccio quello che altri fanno in otto... Ma alla fine rimango "a controllare il Deserto dei Tartari" (grazie Dino) anche fino a tardi. Credo di avere un minimo di senso di responsabilità nei confronti dei ragazzi che lavorano per/con me - leggasi sensi di colpa irrisolti - che mi porta a rimanere finché non sono "al sicuro" dai software cattivi che funzionano male.
Alla fine finisco per avere un sacco di ore da recuperare, così mi ritrovo con le ferie accumulate nel 2005 da dover consumare entro la fine di questo mese.
Tre settimane.
Pancia mia, fatti capanna!!!
Pare semplice. Tre settimane. Nel 2005 (tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana) sfruttai ben quattro settimane di recupero straordinari per un viaggetto da niente (Washington DC -> San Francisco in macchina), ma all'epoca ero pieno di soldi - vabbé, esagero un po' - allegro e ben diverso. Adesso vado in cerca di euro e donne (non che la seconda affermazione conti molto, ma è messa lì un po' gratuitamente, giusto per fare scena) quindi tre settimane sono quantomeno complicate da gestire.
Soluzione: un paio di settimane nella mia hometown, poi un break di un paio di settimane al lavoro e poi una settimana in Irlanda, a prendere un po' di fresco e bere un po' di birra decente. Spendo meno -il viaggio in Irlanda è programmato al minimo, giusto volo e macchina... Per gli amanti del rischio! - ed in teoria risolvo un po' di casini che avevo giù.
Risultato: le due settimane striminzite back to the roots non mi hanno fatto per niente bene, ero solo stanco morto e come tale mi sono riposato per la maggior parte del tempo. Alla fine ho passato più tempo in Second Life che in giro per la mia piccola città natale. Ciò è male. Sono tornato stranito, anche perché molto è successo sul lavoro... Più che altro il governo ha tentato di abolirci, ma questi sono dettagli. Ho avuto una domenica sera e un lunedì mattina ai limiti della crisi di panico - nonvogliotornareallavorononvogliotornareallavorononvogliopensareaquelle menate - e sono arrivato prestissimo.
Con ben poco da fare.
Che però non riesco a fare.
Stupidaggini, oltretutto.
Alla fine il concetto è chiaro: sono un pessimo elemento per la mia azienda. Chi se ne frega.

P.S. E lo Stream Of Consciousness? Magari perso per strada, magari c'era e non se n'è accorto nessuno.

domenica 3 giugno 2007

Sogni (Parte I)


Ognuno di noi ha un sogno. Il classico sogno italiano prevede un inizio con una vittoria eclatante al superenalotto... Difficilmente pensiamo ad un sogno che parta con un buon finanziamento da una banca di fronte ad una buona idea: noi italiani sappiamo che le nostre banche finanziano se, e solo se, si hanno forti appoggi politici. E non danno soldi per realizzare buone idee: danno soldi per comprare Porsche, trombarsi veline e rifornirsi di polverina candida.
Da sempre è uno dei motivi per cui qui in Italia è praticamente impossibile intraprendere qualcosa se non si è straricchi di famiglia.
Detto questo, anche il mio sogno comincia con una vincita al SuperEnalotto - al quale peraltro non gioco mai -, con un'eredità misteriosa o un'altra fonte di denaro assolutamente inaspettata e non sudata.
Che ci volete fare, sono un pigro terrone...
Cosa farei con quei soldi? In realtà è un sogno molto semplice: mi comprerei (o mi farei costruire) uno schooner (tipo il Pride of Baltimore II riprodotto qui a lato, courtesy of Wikimedia commons). Un due alberi a vela, in legno. Mentre la nave è in costruzione (un annetto?) andrei a vela in continuazione, per essere ben preparato. Sia sottocosta che in alto mare, compresa qualche uscita in Atlantico.
Quando poi sia io che la nave fossimo pronti recluterei un equipaggio (se il sogno va fino in fondo composto solo da giovani donne...) e, con calma, mi dirigerei a sud-est, dritto per l'Oceano Indiano e poi il Pacifico.
Dopo di che... "Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto, dritto fino al mattino..."