Non chiedo molto, mi basterebbero un'ottantina di migliaia di euretti all'anno.
E, se non ci si vuole ammazzare di lavoro, la maniera migliore per ottenere questo è scrivere (la migliore è più onesta maniera per far soldi, a parte lavorare).
Il problema, quello vero, è che non basta scrivere: gli italiani - me compreso - sono tutti scrittori. Sfortunatamente siamo un po' scarsi di lettori, ma questa è un'altra storia... Bisogna scrivere un libro di successo, vendere un bel po' di copie, riuscire ad ottenere buoni introiti. Considerando che le due cose più lette in lingua italiana sono "Tre metri sopra il cielo" e la Gazzetta dello sport l'impresa può sembrare immane ed impossibile, ma in realtà qualche possibilità c'è.
Seguirò l'ispirazione datami da migliaia di blogger in tutto il mondo: invece di fare le cose darò le regole per farle - è sempre molto meglio predicare che agire - e per una volta soccomberò anch'io alla regola della "lista delle cose da fare", contenuto principale delle migliaia di cose presenti in Internet:
- Quasi tutti gli scrittori moderni sono introspettivi. I personaggi sono sempre stracarichi di problemi, antieroici, delusi dalla vita... Un incrocio tra Dostoevskij e David Leavitt. Non c'è da sorprendersi: non è nient'altro che lo specchio dei tempi attuali, in cui non facciamo altro che piangerci addosso alle nostre disgrazie, vere o immaginarie che siano. Volete fare i miliardi? Basta scrivere di qualcuno che "apparentemente" sia così, ma poi, nella realtà (letteraria) della vostra opera, si riveli un superfigo. Non dico una specie di Superman, ma uno che, invece di stare a piangersi addosso in continuazione, sia in grado di intervenire attivamente sul suo mondo e sulla storia raccontata invece di beccarsi tutte le disgrazie come se un treno (incazzato) gli piombasse addosso. Una specia di Jerry McGuire, per capirci.
- Delle lunghe camminate sui lungomare passate a riflettere sul tramonto e sull'esistenza non gliene frega niente a nessuno. Un po' d'azione, qualche mistero da risolvere (sul quale dare indizi, ma non troppi, lungo la storia), qualche nome altisonante da infilarci, o anche una storia basata sullo sport, che è pur sempre una guerra metaforica, o su una guerra vera e propria (ma attenzione in questo caso alle implicazioni politiche che devono sempre essere il più neutrali possibile/favorevoli al pensiero della maggioranza). La musica può essere una buona alternativa. Un ottima fonte di ispirazione possono essere i film americani sullo sport: sono tutti uguali, a malapena cambiano i nomi e lo sport dei protagonisti, eppure sono sempre piacevoli da vedere. Ci sarà un motivo, no? In alternativa ci si può buttare tranquillamente sulla storia d'amore: lui ama lei, lei ama lui, succedono casini, si lasciano, si rimettono e si rilasciano... Qualunque puntata di una qualunque telenovela può dare buoni consigli. L'unico problema è che ce ne sono già migliaia in circolazione, e la possibilità di scrivere un secondo Romeo e Giulietta sono scarsine...
- L'italiano è importante. Ma l'italiano è una lingua prolissa, che anche troppo facilmente si lascia andare a lunghe digressioni senza senso. E in più la virgola è una nemica, se possibile da evitare. Scrivere in buon italiano può a volte essere negativo: frasi non troppo lunghe, in cui accarezzare il lettore e non costringerlo a seguirci in voli pindarici. Non bisogna rischiare di farsi catturare dalla tentazione del cazzeggio linguistico continuo: frasi grammaticalmente corrette, ricche di barocche metafore affascinanti ma che... Non portano a nulla. Un buon esercizio, da consigliare a tutti: leggere ad alta voce quello che si scrive; se suonerà bene è molto probabile che si sia anche scritto bene... E il viceversa.
- Esotici. Ma non troppo. Ci siamo fondalmente scocciati di un'Italia quotidiana che non fa altro che provare a spezzarci le gambe. Tutti. Ma non bisogna esagerare: siamo pur sempre la nazione di quelli che si lamentano in continuazione del caffé all'estero - che non è mai buono come quello italiano, per la cronaca - e che ordinano l'amatriciana a Dublino. Anche se è scotta e fatta con bacon e cheddar. Quindi bisogna inserire elementi familiari, che ci possano far sentire più vicino quest'esotismo edulcorato. Se si è a Dublino i nostri eroi devono trovare guanciale e pecorino romano, i bucatini De Cecco e mangiarsi un'amatriciana coi fiocchi. Se ci sono personaggi stranieri dovranno pensare come noi Italiani, o al massimo con l'idea stereotipata che abbiamo di loro: Irlandesi ubriaconi, Francesi spocchiosi e Tedeschi precisissimi fanno parte della ricetta, così come gabinetti sporchi in Grecia e Turchia, Americani sempliciotti e Africa misteriosa. Con magari un tocco di complotto militaristico in America Latina e un piano israeliano per colpire gli Arabi prima che loro attacchino Israele. Prego apprezzare il fatto che ho fornito almeno un paio di personaggi, altrettanti spunti per una trama abbastanza interessante e una buona atmosfera generale... Se qualcuno trova un titolo figo e si sobbarca l'infida fatica di scrivere quattrocento pagine di prosa appena decente sappia che farà un sacco di soldi... Dei quali gli chiedo solo un misero 1%.
E già, perché come disse qualcuno, fare lo scrittore sarebbe un grande lavoro, non si dovesse scrivere... Purtroppo è vero, e quindi esiste un'unica maniera per affrontare e superare questo problema: scrivere, e scrivere in continuazione. Darsi un obbiettivo costante, e scrivere, che so, dieci pagine al giorno come se si dovesse timbrare il cartellino, senza curarsi delle giornate nere, delle telefonate, di andare a fare la spesa e tutto il resto. Produrre centinaia di paragrafi al giorno, alcuni buoni, altri meno buoni. Impegnarsi su ogni parola ma, allo stesso tempo, superare le impasse con la semplice, stolida testardaggina. Il primo giorno sembrerà impossibile, il secondo difficile. Il terzo sarà complesso, ma dopo un po', con l'esercizio, verrà naturale e semplice. E producendo migliaia di parole al giorno si potrà limare e scartare fino ad arrivare ad un buon prodotto. Perché il grande scrittore non si riconosce dalla quantità di carta che produce, ma da quella che butta.
Mio malgrado devo ammettere che è questo il mio più grande problema: posso predicare bene, ma sono il primo che, per un motivo o per un altro, non riesce a mettersi ogni giorno davanti alla tastiera a buttare giù dieci pagine - che siano di grande letteratura o di immondizia - sforzandomi e scrivendo.
Magari un giorno ci riuscirò. E allora - parola di Giovane Marmotta - nel giro di sei mesi avrò finalmente fatto i soldi nella maniera più semplice possibile.
L'importante, nei sogni, è trovare sempre un piccolo ostacolo che ci impedisca di realizzarli...
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