venerdì 30 maggio 2008

Omaha Beach

Ieri era un giorno come tanti altri, grigio e piovoso. Succede.
Ieri ero in un posto non come gli altri.
Sono in Francia, un po' in giro. Ieri ero in Normandia. Ieri ho visitato uno dei posti più intrisi di sangue che ci siano su questa terra. Colleville-sur-mér, un piccolo paesino sulla costa normanna. Meglio noto come Omaha Beach.
Quanti ricordano Salvate il Soldato Ryan? I venticinque minuti iniziali, una memorabile sequenza di morte e distruzione, di folle massacro che a molti ha fatto mancare il fiato. La prima volta che l'ho visto, in un cinema, un mio caro amico ci ha chiesto scusa, è uscito, non ce la faceva proprio. Era appena tornato dal Libano, aveva visto la guerra dal vivo. Quella scena, lo sbarco in Normandia, la spiaggia di Omaha, era stato troppo per lui.
Ieri sono andato a visitare quel posto, un po' per curiosità storica, non lo nego, e un po' per mostrare il mio rispetto a quei ragazzi che si fecero ammazzare laggiù, lontano da casa loro, solo per impedire che tutti noi (si, tutti noi) vivessimo in un'Europa dominata dal Nazifascismo.
Può sembrare idiota, dopo tutto vivo in una nazione che dedica le piazze a dei gerarchi fascisti come Almirante... Un po' come se la Germania dedicasse una piazza a Goebbels. Ma - chiamatemi stupido - io ci credo.
Ho trovato un'atmosfera folle, surreale. Le scolaresche francesi vengono portate laggiù, alla spiaggia di Omaha, a portare dei fiori alle tombe dei ragazzi americani che sono morti per dare loro la libertà. Intere classi di bambini zitti, composti, ognuno con un fiore in mano, ad ascoltare attentamente i loro maestri che gli raccontano come dei ragazzi di vent'anni o meno vennero su quella spiaggia a farsi ammazzare. Per un ottimo motivo.
File e file di croci bianche, tutte identiche, intervallate ogni tanto da una Stella di Davide su di un prato verde. Un gruppo di ragazzi di sedici o diciassette anni si aggiravano tra le croci. Una di loro diceva Merci George, Merci Robert, Merci Anthony... Li ringraziava uno per uno.
I ragazzi della stessa età, a Roma, in quello stesso momento, camminano per le strade, le celtiche tatuate sul braccio, inneggiando a Mussolini e ad Hitler.
Abbiamo sbagliato qualcosa, qualcosa di fondamentale. Mentre ero lì, in lacrime, mi chiedevo che cosa avessimo sbagliato. Qualcosa di fondamentale.
Quei ragazzi sono morti per noi. Ma noi li stiamo tradendo.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Anche io mi chiedo cosa si è sbagliato..e in questo ultimo periodo molto più frequentemente di prima..
Non so se riusciremo a darci una risposta Silvio, e soprattutto mi chiedo cosa possiamo fare??
Mi chiedo perchè, all'ultimo anno di liceo non si arrivi MAI a studiare la seconda guerra mondiale,mi chedo come mai non c'è più memoria storica in questo paese..
Mi chiedo perchè io leggendo il tuo blog mi commuovo.. e come mai la maggior parte dei ragazzi(e non solo) non sanno neanche di che si sta parlando..

Konrad ha detto...

Di errori, sbagli ce ne sono tanti. Purtroppo la storia ci insegna che gli eventi sono ciclici: l'uomo non impara dala storia.
Leggere le sensazioni di questo viaggio, mi fanno nascere il desiderio di dare un contributo: non vedo l'ora di portare la mia prole in questi luoghi, per fargli deporre un fiore su quelle croci.
Grazie di avermelo ricordato.

Unknown ha detto...

Già il ricordo ma chi ricorda più perchè sono morti, a pochi km da te c'è il cimitero Americano e che hanno pensato i lungimiranti di quella ridente cittadina, dedicare uno spiazzo o piazza che sia ai valorosi della X°... e se vuoi chiamala libertà bye