domenica 4 novembre 2007

In cerca del Mediterraneo

Che fine ha fatto il Mediterraneo?
Son qui, in una calda serata di inizio Novembre e, stupidamente, me lo chiedo. Cosa diavolo è successo all'unica, vera base della nostra cultura?
Già, perché a volte lo dimentichiamo, ma la vera fonte della nostra cultura, del nostro sentire è in questo mare, in questa immensa, ma piccolissima, via di comunicazione assolutamente perfetta, un mare interno intorno al quale, oltre a nascere la civiltà così come noi la intendiamo, - e già forse questo è un segno già ben più significativo rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare - si sono sviluppate le basi delle linee di pensiero che noi seguiamo.
Ramsete II, Mosé, Omero, Socrate, Alessandro Magno, Cesare, Gesù, Adriano, Giustiniano, Maometto, Abelardo, Federico II, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Cervantés, Voltaire, Lagrange, Napoleone, Garibaldi... Potrei andare avanti per ore, se solo volessi fare sfoggio di erudizione. O potrei citare la gloria di Venezia, lo splendore di Bisanzio, la bellezza ultraterrena della Grecia Classica o quella ieratica dell'Egitto, la delicatezza della Spagna Moresca o il comopolitismo della Sicilia Normanna, l'eccitazione culturale della Firenze del Rinascimento o il sogno ribelle e maestoso della conquista Napoleonica...
Tutto ciò è avvenuto proprio qui, sule sponde del Mediterraneo.
O meglio, non sulle sponde del Mediterraneo così come noi lo conosciamo adesso, ma sulle sponde di quel mare che fu la via di comunicazione principe del mondo per millenni. La civiltà nacque, si trasmise e fiorì sulle sponde del nostro caldo mare interno, ramificandosi nelle vicinanze ma sempre basandosi sulla fittissima e continuamente cangiante, evolventesi rete di fibre nervose che si diramano da un porto all'altro.
Sono fibre composte da viaggiatori, volenti o nolenti. Curiosi, giovani tesi ad imparare qualunque cosa non si aspettano di incontrare, schiavi e schiave trascinati a forza dalle loro case, tirati per le loro membra verso un destino che non possono decidere, destinati - con o senza il loro assenso - a mescolare i loro geni, le loro culture, i loro linguaggi e le loro abitudini con le popolazioni sull'altra sponda del mare.
Prima dell'inglese c'era la lingua Franca, un pidgin composto da greco, latino, turco, arabo, italiano, francese, spagnolo, parole in dialetto magrebino e modi dire degli slavi del sud. Era parlato dai marinai di tutto il Mare Mediterraneo, il che significava più o meno tutto il mondo civilizzato dei tempi andati. Le idee si trasformavano in messaggi e libri che si diffondevano a velocità incredibili, portate dagli uomini e dalle donne che viaggiavano lungo le sue sponde e attraverso le sue acque rassicuranti. Prima ancora dell'invenzione della stampa i pensieri degli uomini erano uniti in un network di idee fitto e in evoluzione, in grado di inventare ed elaborare la gran parte delle idee che noi adesso riteniamo nostre.
Poi... Un paio di secoli fa tutto ha cominciato a cambiare molto rapidamente. Non fu una cosa brusca ed immediata, ma graduale, quasi impercettibile, non violenta - almeno per quanto riguarda la diffusione dell'idea, anche se quello che accadde durante il periodo di transizione è stato il più grande susseguirsi di massacri senza senso che la nostra storia ricordi - quanto sottile. A tutti gli effetti il Mediterraneo, inteso come via di comunicazione cosmopolita e incurante del linguaggio parlato, dotato di una cultura e di un sentire comune, passò di moda.
Il suo (o i suoi) assassino fu prima di tutto il Nazionalismo, che prima fece nascere il concetto di nazione, poi di popolo e infine dell'odio verso chi non parlava la nostra lingua e non aveva il nostro stesso luogo di nascita. Fu un vento violento, figlio incestuoso e non voluto del Romanticismo e della Rivoluzione Francese, un uragano che attraversò lentamente e pervasivamente tutta l'Europa, toccando il suo sanguinoso culmine nelle due Guerre Mondiali, per poi allontanarsi, lasciando le Grandi Ideologie, sue sorelle minori, ad occuparne il posto. Quando il vento del Nazionalismo arrivò sulle spndi orientali del Mediterraneo aveva già compiuto il suo misfatto, trasformando quella che era stata fino a quel momento la prima e più importante rete di comunicazione e di scambi del pianeta in un confine crudele, da attraversare solo con grande fatica per ritrovarsi, in ogni caso, in un ambiente ostile, straniero, stordente e difficile da comprendere. Lungi dall'essere quella madre accogliente che i nostri padri - o meglio i nostri bisnonni - conoscevano questo mare è diventato una barriera implacabile. Non sappiamo più cosa succede oltre la barriera azzurra. Mazara e Tunisi distano solo una notte di navigazione. Un tempo si sentivano le stesse parole in entrambe le città. Adesso coesistono solo le rispettive paure, come riflesse in uno specchio, ma identiche.
Siamo ancora uguali nei nostri pensieri. Solo che non ne siamo più consapevoli.

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