giovedì 22 novembre 2007

Perché si è rotto il giocattolo?

La full immersion degli ultimi giorni mi ha portato, molto più degli anni scorsi, a riflettere su di un problema che, tempo fa, mi aveva assillato non poco. Perché la fisica fondamentale, quella che in parole povere descrive le leggi base della natura, ha fatto così pochi passi avanti negli ultimi trent'anni?
Non mi piace partire da un'affermazione per poi dimostrarla, ma in questo caso credo che farò proprio così... Anche se più che una dimostrazione si tratta di un racconto anche abbastanza tranquillo.
La fisica, almeno quella fondamentale, ha avuto un incremento esponenziale delle sue conoscenze e delle spiegazioni date che, a partire da Newton in poi, non si è fermato. La sequenza è spettacolare: gravitazione, meccanica, elettromagnetismo, fisica atomica, relatività generale, meccanica quantistica, fisica subatomica (non è il suo vero nome, ma tant'è...)... Sono arrivate una dopo l'altra, fino agli anni settanta dello scorso secolo è stato un susseguirsi continuo di nuove teorie, nuove spiegazioni, nuove formule sempre più importanti e spettacolari.
Poi, trent'anni fa, il sistema è andato rallentandosi fino a fermarsi completamente. Certo, sono uscite nuove teorie - anche di estremo successo - su fenomeni secondari, su argomenti particolari che hanno aiutato a creare argomenti sempre più spinti. Ma i fondamentali, quelle teorie che hanno come unico scopo quello di illustrare quali siano i costituenti e le regole che governano l'universo, si sono fermati, limitandosi a fornire teorie sempre più astruse, sempre meno verificabili, una dopo l'altra, spesso in contrasto (anche veemente) tra di loro.
Molti passi sono stati fatti, è vero, ma sono passi piccoli, poco importanti. Niente di eclatante. Perché tutto questo? Chi ha tirato il freno a mano?
Nessuno. E' stata la fisica che si è scavata la fossa da sola. L'esplosione di fisica teorica dopo la seconda guerra mondiale ha fatto sì che decine e decine di migliaia di pagine venissero scritte, molte sono durate lo spazio di un mattino, molte altre hanno superato la prova degli anni. Le abilità matematiche di giovani dotati sono state messe alla prova e hanno superato brillantemente l'agone, pubblicando capolavori di precisione e di virtuosismo senza eguali. I fenomeni sono stati spiegati, uno dopo l'altro, fino a che non ci si è trovati di fronte ad uno scoglio.
Sono finiti i fenomeni da spiegare.
Ora, intendiamoci, non è che si sappia tutto dell'universo. A dire il vero non sappiamo praticamente niente, ma come Socrate sappiamo di non sapere. Il problema è che i fenomeni da studiare dipendono strettamente dalla tecnologia: se siamo in grado di generare elettricità allora possiamo buttarci in una spiegazione dell'elettromagnetismo, altrimenti non ne abbiamo proprio la possibilità. Se dobbiamo capire come funziona un motore a vapore sviluppiamo la termodinamica. Se dobbiamo spiegare la radioattività ricerchiamo la fisica nucleare. Facciamo esperimenti, troviamo risultati, e poi i teorici si buttano sulle spiegazioni, elaborando pregnanti teorie, facendo previsioni sui risultati degli esperimenti e bruciando le teorie una dopo l'altra fino a trovarne qualcuna che funziona E la fisica fa un passo da gigante in avanti.
Ma, purtroppo, adesso la teoria è arrivata molto, molto avanti. Negli anni settanta abbiamo appreso che esistono i quark, e quando si è capito che non ci si poteva far nemmeno una bomba anche i militari hanno cominciato a disinteressarsi. Le uniche due fonti di nuovi dati rimaste sono i grandi acceleratori di particelle e l'osservazione del cosmo. Gli acceleratori raggiungono energie che sono, per adesso, almeno una generazione indietro alle teorie che dovrebbero confermare. Le osservazioni del cosmo ci danno una quantità immensa di dati, ma per adesso sono così complessi che ci siamo resi conti che abbiamo bisogno di un salto nei fondamentali per poterle spiegare decentemente. Ma i nuovi, inspiegati fenomeni che potrebbero far andare avanti i fondamentali purtroppo latitano. Sono nascosti nei meandri delle particelle, nelle deviazioni sperimentali e nell'accuratezza degli strumenti. Sono intorno a noi, ma non abbiamo ancora gli occhi per vedere, dovremo aspettare che la tecnologia corra di nuovo in avanti, creando nuove meraviglie in attesa di una spiegazione sistematica.

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