sabato 16 febbraio 2008

Caro papà...

Caro papà, ti scrivo questa lettera perché tu possa essere informato di quello che sta succedendo quaggiù. E' un bel po' di tempo che tu, saggiamente, hai deciso di schiattare, togliendoti dal casino che imperversa da queste parti.
So che c'è una cosa che ti preoccupava molto e per questo sarà la prima cosa che ti dico: faccio ancora lo stesso lavoro. Ebbene si, nonostante i bordelli che si sono susseguiti, le varie crisi che una dopo l'altra hanno imperversato per questa nazione, quel lavoro che tu mi hai visto cominciare una decina di anni fa da semiprecario è ancora mio, assunto in pianta stabile e - ragionevolmente - tranquillo di poter continuare senza problemi per molto tempo. Purtroppo alcune cose, anche in questo campo, non sono andate molto bene. Alla fine sono stufo di quello che faccio e, nonostante le responsabilità (ci crederesti? Ci sono una trentina di persone che dipendono da me!), non ho ancora messo la testa a posto. Sono, fondamentalmente, la stessa testa di cazzo che ero una decina di anni fa.
Però quelli che lavorano con me - almeno la maggior parte - mi apprezzano moltissimo... Almeno credo. Mi sono mantenuto ragionevolmente onesto - cosa non facile nell'Italia frantumata del 2008 - e sono abbastanza fiero di me stesso.
Non ho avuto nessun exploit spettacolare, il "ragazzino che tutti erano sicuri che avrebbe fatto qualcosa di grande" è ancora il "ragazzo che potrebbe fare qualcosa di grande". A trentasette anni è forse un po' tardi per avviarmi ad una carriera fantasmagorica che mi porti nelle enciclopedie, come tu segretamente - ma qualche volta avresti pure potuto dirmelo! - speravi, ma non è mai troppo tardi. Però ti confiderò un segreto... Non credo proprio di essere così eccezionale come dicevano tutti, quindi probabilmente rimarrò ammirato ed apprezzato da pochi (illusi) ma sostanzialmente nell'ombra. Vabbé, pazienza, non si può avere tutto dalla vita.
Non mi sono fatto una famiglia. Ho avuto varie storie, tutte con donne abbastanza fuori dal comune ma nessuna che mi portasse a dire che quella è la donna della mia vita. Forse è stato meglio così, non credo che sarei stato un gran padre ma, chissà, magari a quarant'anni darò una mano a far nascere qualche ragazzino che mi faccia disperare e mi dia problemi come io ho fatto con te. Sarò un cinquantenne con un adolescente da gestire? Non lo so proprio, magari tu lo sai. Nel caso non farmelo sapere, preferisco rimanere nell'incertezza.
Il tuo processo non è ancora finito. Anzi no, diciamola tutta, non è nemmeno iniziato, siamo ancora nella fase istruttoria. Il Pubblico Ministero vorrebbe mandare tutti a casa, è convinto - o è stato convinto a suon di mazzette, non lo posso sapere - di perdere, ma per fortuna le parti civili si stanno dando da fare. Non otterranno niente, la situazione della giustizia in questi dieci anni è diventata uno schifo vero e proprio, ma almeno stiamo difendendo la bandiere. A proposito, tanto per farti fare una risata, il nostro avvocato di parte civile è quel matto di Nando... Si, lo so che adesso starai sbarrando gli occhi, ma non ti preoccupare, è cresciuto e almeno lui la testa l'ha messa a posto. Un po', non eccessivamente. Quanto basta, direi.
A proposito, hai presente tutti i miei vecchi amici? Ci sentiamo ancora, passiamo del tempo assieme (quando riusciamo a beccarci), siamo ancora legatissimi. Sono ancora le persone migliori che conosco (si, Nando è uno di loro, come Davide, Nevile, Antonello, Francesco... Niente è cambiato sotto questo aspetto). L'amicizia funziona ancora.
Sarai felice di sapere che si parla sempre di più di "morti bianche", di morti sul lavoro. Anche il presidente della Repubblica - da non crederci, è Napolitano, ma ci pensi? L'unico del PCI che ci è sempre stato sulle palle! - ha detto che è uno dei problemi più tragici che ci siano. Ci si è un po' dimenticati di tutte le morti "stagionate" come la tua, ma almeno se ne parla. Il lato positivo è questo, quello negativo è che tramite il meccanismo dei subappalti, degli straordinari forzati e del profitto a tutti i costi finisce che ne schiattano sempre di più e in maniera sempre più stupida. Un massacro continuo, più dei morti in Iraq. Ah, già, tu non lo sai, ma Bush (non quello che conoscevi tu, ma il figlio, che è riuscito in qualche maniera a farsi eleggere per ben due volte Presidente) si è beccato un attacco terroristico con i controcoglioni l'11 settembre del 2001 e per ritorsione ha invaso l'Iraq, non perché c'entrasse qualcosa ma per il petrolio e perché avevano offeso il suo caro papà. Ma questa è un'altra storia, magari se avrò tempo ti scriverò un'altra lettera per raccontarti la storia.
Dicevo dei morti sul lavoro, meglio non divagare troppo. Aumentano sempre più e, a dire il vero, come al solito - a parte per le famiglie e gli amici - non è che gliene freghi molto a nessuno, però almeno i politici - che sono sempre peggio, ma è meglio che almeno su questo ti tengo tranquillo - ne stanno parlando. I processi non partono, i dirigenti aziendali continuano a non essere toccati e le aziende continuano a fare i loro porci comodi senza che nessuno trovi niente a che ridire, ma almeno adesso se ne parla.
Chissà, se questa fosse una nazione ideale magari si comincerebbe a parlare seriamente delle colpe del passato, di tutti i danni che persone adesso osannate come i padri del capitalismo e della politica italiane abbiano marciato e costruito le loro carriere sui cadaveri di tanta povera gente come te, ma questo è di certo pretendere troppo da quest'Italia da quattro soldi. Però un lato positivo c'è: anche se la nostra stampa è veramente una pessima accozzaglia di ignoranti pronti a leccare il culo dei potenti ho ancora la libertà di scriverti questa lettera senza trovarmi dopo cinque minuti la polizia di fronte alla porta. Almeno spero...
Ti saluto, quindi, sperando di avere il tempo, e la voglia, di scriverti più spesso. Non sei mai stato uno che leggeva molto e, purtroppo, la mia disillusione mi ha fatto diventare una persona che scrive con difficoltà e, sicuramente, con meno brillantezza e stile di tanti anni fa. Cercherò di migliorare sia in quantità che in qualità, e questa è l'unica promessa che ti faccio. Mi conosci, sai benissimo che faccio promesse solo quando so di poterle mantenere. Me l'hai insegnato tu, e sono fiero che tu l'abbia fatto. Come sono fiero di tante cose che mi hai fatto capire, sia prima che dopo essere morto. Mi dispiace solo di non averti mai potuto dimostrare, a parole o con azioni, quanto tuttora ti sia grato. Hai fatto un gran lavoro con me, che ero e sono un soggetto difficile. Ti sei trovato tra le mani una patata rovente, hai fatto del tuo meglio sacrificandoti anche più di quello che dovevi. Di nuovo grazie, non potrò mai dirtelo abbastanza.
Con amore, ammirazione e stima. Come è sempre stato, anche quando non te lo dicevo, anche quando litigavamo selvaggiamente.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Sensibile, romantico, tragicomico, bellissimo!
ergo: no comment, anzi.. uno si: e se stendessimo della ottima, lucida, bollente, liberatoria pece a montecitorio prima e palazzo madama dopo?

Francesco ha detto...

Toccante e poetica..
Non voglio esprimermi sul problema delle morti bianche,nè sull'impunità di certi criminali in doppiopetto.
Questo è il paese in cui vivviamo,e per fortuna che possiamo ancora mandarli affanculo,almeno a parole!