venerdì 24 agosto 2007

Cronaca di uno stupido incidente.

Prima o poi doveva succedere.
Diventare parte di una statistica. Il mio incubo...
Un po' d'ordine? Magari è meglio...
E' stato un bel po' di anni fa. Quasi dieci, se non ricordo male. Ero in uno dei miei (brevi) periodi stanziali nella mia città natale, la ridente (all'epoca aveva un po' più da ridere di adesso) cittadina costiera di Brindisi. Possedevo, per una serie di fortunate circostanze, una vecchia Ford Fiesta nera, un po' scassata, ma con il tetto apribile. Una figata, oltretutto era la mia prima macchina... Si sa, la prima macchina non si scorda, si ama. So a memoria la targa: BR334430. Potrei anche fare come Johnny Depp e tatuarmela sulla spalla, BR334430 forever. Lui però è stato più banale, l'ha fatto per una donna (che donna però...).
Insomma, avevo 'sta macchina. E ci giravo sempre, in qualunque condizione psicofisica. Dieci anni fa ero immortale, quindi concetti come "incidente" o "abuso di alcool e droghe" non sfioravano minimamente la mia testa.
Ogni persona si ritiene sempre il "miglior guidatore sbronzo della terra", è quasi una legge di natura. Fino a che non si diventa quanto di più simile ad una decalcomania su di un muro che si possa immaginare.
Venne una sera d'estate. Una di quelle sere in cui fa caldo, abbastanza caldo da poter andare in giro in mezze maniche, ma non tanto caldo da boccheggiare in un angolo e non potersi muovere. Il passaparola tra amici aveva funzionato, andando a pieno regime: c'era questa festa, prezzo d'ingresso modico, buona musica, poco fuori città, ci andavano tutti. Jeans neri, camicia di seta nera (una sciccheria che amavo quasi come BR334430), salto in macchina e ci vado.
E' vero, ci sono proprio tutti. Anche lei, per la quale all'epoca perdevo il sonno e sarei stato pronto a sfidare draghi, traversare montagne e combattere guerre (l'avrei fatto, ma questa è un'altra storia...).
Con gli amici ci si intruppa subito, bevo un bicchiere, ci si deve lubrificare. Si ride, si scherza. Qualcuno tira fuori una canna, la prima della serata. Perfetto, è un posto tranquillo, si sta bene, due, tre tiri e via, niente di eccessivo. Un altro bicchiere. Parlo con lei, un lungo discorso con il sorriso stampato sulla faccia. Lei non sembra molto interessata a me quella sera. Un amico mi chiama. Mi porta in un angolo appartato della masseria dove si sta facendo la festa. Il posto è tranquillo, ma quando qualcuno tira fuori una strisciolina di polverina candida come la neve capisco che si, forse è meglio appartarsi. Tiro su col naso, il sapore di medicina mi invade e mi si anestetizza la bocca. Mi prudono i denti.
Arriva una canna, mezza erba, mezza polverina bianca. Tiro profondamente, poi la passo. Mi fa venire sete. Vado al banco degli alcoolici e prendo da bere, qualcosa di dissetante, del succo d'arancia. Con vodka. No, diamo a Cesare quel che è di Cesare: vodka, tanta vodka, con un po' di succo d'arancia. Va giù in due sorsi, merito della candida signora. Il cervello comincia ad essere molto, molto lubrificato. Riparlo con lei.
Lei continua a non cagarmi minimamente, ma la neve che è scesa tranquilla sulle mie sinapsi è un ottimo filtro attraverso cui vedere la realtà, mi pare che sia molto, molto interessata. Dentro di me sorrido, mi sento da Dio.
Mi sento lucido, mai sentito così lucido.
Perché è una caratteristica di quando butti giù tanta di quella roba di tipo diverso: il cervello comincia ad oscillare da una parte e dall'altra, ti rendi conto che stai allontanandoti dalla realtà sempre di più, fino a che lo stonamento, montando sempre di più, raggiunge proprio quel gruppo di cellule cerebrali deputato proprio a capire quanto si è stonati. Vanno in tilt anche loro e in quel momento ti convinci di essere lucido. Ma non è vero, è solo che sei così fuori che non ti rendi nemmeno conto di essere fuori.
La festa va avanti così: buona musica, atmosfera tranquilla, posto splendido, qualche altra canna che gira, uno o due altri tiretti, giusto per mantenere alta l'attenzione, molto alcool, perché fa caldo e la sete impazza. Poi la gente comincia ad andare via, lei già non c'è più, sono convinto che la serata sia andata bene, in realtà mi ha considerato meno di una caccola, ma la magia di alcool e droghe è questa dopotutto...
Forse è ora di andare. Ce ne stiamo andando tutti, praticamente la festa è finita. Salgo su BR334430, l'accendo. Lei aveva un piccolo difetto, le avevano smontato la radio, era rimasto un buco nel cruscotto con dietro una lampadina fastidiosissima. In un impeto di genialità, invece di coprire quel buco con un bel pezzo di plastica, ci avevo messo della roba traslucida rossa, la luce all'interno dell'abitacolo dava un po' sullo Star Trek, fichissimo.
Parto e mi avvio verso casa.
Sono lucidissimo, penso, e fa caldo, niente aria condizionata su BR334430, quindi il finestrino del guidatore è aperto. Non pesto nemmeno sull'acceleratore. Almeno credo.
Il foglio di plastica rossa che è davanti alla lucetta nel cruscotto si sposta, l'improvvisa luminosità nell'abitacolo mi ferisce gli occhi, mi piego per rimetterla a posto.
Parliamoci chiaro: non ho la minima idea di quello che succede. Mi hanno raccontato che BR334430 ha sbandato, ha urtato un paletto ai bordi della strada ed ha cominciato a roteare, cappottando due o tre volte. Mi hanno detto che è stata una scena da incubo.
Da dentro è solo incredibilmente, terribilmente strano. Sento BR334430 spinta da accelerazioni contrastanti, vedo il mondo in piccoli dettagli muoversi in maniera assurda mentre il senso dell'equilibrio, molto semplicemente, da forfait, rinunciando a mandare informazioni.
Quando l'universo si ferma faccio un respiro profondo. Il cervello riprende a lavorare. I pensieri arrivano uno dopo l'altro, in rigido ordine.
Prima consapevolezza: mi sono schiantato.
Seconda consapevolezza: sono vivo. Un'ondata di piacere mi arriva al cervello.
Terza consapevolezza: muovo le gambe, non sembrano nemmeno farmi male. E vai...
Quarta consapevolezza: non sento dolore, ma allo stesso tempo mi pare di riuscire a muovere ogni parte del corpo. Un sorriso mi appare in faccia, mi rendo conto che mi è andata molto, molto bene. BR334430 si è fermata nell'orientamento giusto, il tetto dell'abitacolo è dove deve essere, sopra di me, il parabrezza è una ragnatela di crepe ma è ancora lì. Con un po' di fortuna non mi sono fatto proprio niente.
Sento qualcosa di umido scorrermi sulla faccia. Mi tocco la fronte, vedo che la mano è imbrattata di sangue. La testa non mi fa male, ma capisco che ho battuto sul parabrezza, parte del suo vetro è ora parte di me, la fronte deve essere simile ad un hamburger crudo. La portiera si apre con facilità, esco.
Una macchina si ferma subito dietro di me: sono alcuni dei miei amici che erano con me alla festa, hanno visto tutto, sono loro che mi racconteranno in seguito cosa è successo. Sono terrorizzati, molto più di me, non pensavano di vedermi uscire con le mie gambe da BR334430. Invece vedono la portiera aprirsi ed io che esco, apparentemente anche abbastanza allegro. Però, illuminato solo dai fari della loro macchina, ho il volto che sembra la pubblicità di un film splatter di quart'ordine, sangue ovunque.
Ennesimo colpo di fortuna: uno degli occupanti della macchina che mi seguiva è una mia amica che si è appena diplomata infermiera. Mi si avvicina, mi tasta un po' dappertutto. "Fa male?" "No." "E qui?" "Nemmeno".
Mi strappa la camicia per farne delle bende. In un primo momento protesto: "E' di seta, e ci tengo a questa camicia!" "Ma hai visto com'è ridotta?"
La manica sinistra è a brandelli. Era il braccio che era fuori dal finestrino. Dio solo sa quanto sono stato fortunato, secondo ogni logica mentre BR334430 faceva il suo balletto sulla strada mi si sarebbe dovuto strappare dal corpo, invece, grazie non so a quale colpo di fortuna, l'asfalto si è limitato a grattuggiare completamente la manica della camicia senza che io avessi un graffio.
Sono stato più che fortunato. Sono stato miracolato.
Il resto è una corsa in ospedale, una telefonata a casa "Ma no, devi chiamare tu, non possiamo chiamare noi, altrimenti ai tuoi viene un infarto". Due TAC, niente di rotto. Un'ora con un medico che con una pinzetta tira fuori i pezzi del parabrezza dalla mia fronte, con scarsi risultati. Gli ultimi usciranno fuori da soli tre anni dopo, ho ancora la fronte che è una ragnatela di cicatrici. Dopo un giorno in osservazione firmo ed esco dall'ospedale, non ce la faccio più.
BR334430 è ridotta molto peggio di me. La carrozzeria è un coacervo di botte, il telaio è piegato. Logica vorrebbe che la buttassi via, ma in qualche maniera la salvano. Non sarà mai più quella di prima è rimarrà per sempre pericolosa da guidare, anche se col tempo imparerò a conoscere le sue nuove tendenze, lo sterzo impreciso, gli scarti da cavallo imbizzarrito che ogni tanto la prendono. Ritornerà a fare i 130 all'ora, anche se chiunque penserebbe che è da folli portarla a quella velocità.
In fondo sono stato veramente, veramente fortunato. Sono vivo.
Non sono riuscito a demolire BR334430 per un sacco di tempo. Mi sono deciso solo l'anno scorso. Però ancora mi manca.

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Now playing: Frank Sinatra - Fly Me To The Moon (In Other Words) (with Count Basie And Orch)
via FoxyTunes

1 commento:

Unknown ha detto...

Diciamo che quella sera (io ancora non esistevo nella tua vita e in quella di nessun'altro..capisc a me)
il tuo cervello non era rivestito solo di liquor(nome proprio del liquor)..
Che culo uè Sì..che culo!!