lunedì 27 agosto 2007

La sindrome del buon samaritano

Premetto che non mi piace molto parlare del mio lavoro.
Faccio un lavoro che non mi piace, molto stressante, a volte colmo di responsabilità.
Sono scioccato dal fatto che alla fine mi occupo di "niente", vale a dire di sistemi (ahinoi) informatici dediti all'espletamento di formalità burocratiche... Una palla.
Come dico spesso parlando del mio lavoro "c'è e mi da da mangiare". E' il meglio che possa dirne.
Un sacco di gente, nell'ambiente, lo prende seriamente. Io, a dire il vero, non ci riesco. Per niente. Non è un pronto soccorso, se sbagliamo tutto non muore nessuno, non c'è da preoccuparsi. Invece un sacco di gente che lavora con me è convinta che sia tutto serio...
Parliamoci chiaro, sono tutte stronzate.
Però, purtroppo, soffro disperatamente della sindrome del buon Samaritano: ogni volta che qualcuno viene da me con qualche problema mi ci dedico al massimo, impegnandomi, incazzandomici, cercando di risolvere il problema in tutte le maniere.
Sono sincero: a me, del problema, di solito non me ne frega niente. Spesso non è neanche "di mia competenza" (chiunque abbia lavorato anche solo per cinque minuti nelle burocrazie conosce questa frase magica). Però ci lavoro. E a volte trovo anche la soluzione. Non sopporto di vedere le persone che ne soffrono.
Peccato che così il buon samaritano in questione non abbia mai tempo per pensare a se stesso, ai suoi hobby, ai suoi interessi, spesso anche alla parte di lavoro che gli compete; diventa un a vera e propria tortura, un rincorrere le cose da fare arrivando alla fine della giornata così stanco, sia mentalmente che fisicamente, che non c'è più altro da fare che stravaccarsi su un divano e spegnere il cervello, per dare un po' di riposo ai poveri neuroni usurati dal doversi concentrare sulle stupidaggini.
E' un problema caratteriale, me ne rendo conto, un grave problema caratteriale. Oltretutto è un po' troppo che vado avanti in questa maniera, sta per diventare un'abitudine talmente radicata che temo stia diventando permanente. Faccio sempre più fatica a prendere in mano la macchina fotografica, a scrivere qualcosa, a prendere la chitarra giusto per strimpellare due accordi inutili.
Dovrò inventare qualcosa per uscirne fuori.
Oggi volevo scrivere qualcosa a cui tengo molto, un racconto su di una persona molto importante. Non riesco, il telefono squilla in continuazione e riesco solo a scrivere questo sfogo. Uno sfogo inutile.
Proverò a scrivere il vero post di oggi più tardi.
Se non lo troverete scritto qui non sarà una sconfitta, ma una ritirata strategica.
Pia illusione...
Piccolo ed inutile poscritto: combattere una battaglia del genere da soli non aiuta... Ma piangersi addosso nemmeno.

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Now playing: The Kennedys - A Hard Rain's A-Gonna Fall
via FoxyTunes

1 commento:

Unknown ha detto...

eh lo so..
io ti ispiro...sono la tua musa..
perciò scrivilo bene che poi lo pubblichiamo..
(ed ella rise)