giovedì 16 agosto 2007

Quindicimila scrittori?

Notizia sconvolgente (mica tanto...) oggi per radio. Pare che nell'ultimo anno siano stati pubblicati in Italia quindicimila nuovi titoli.
Quindicimila libri???
Ci sono circa quattro milioni e mezzo di nuove pagine in italiano che attendono di essere lette, quindi... Quante di queste sono interessanti? Ben poche, credo. L'italiano non legge. Scrive. C'è da chiedersi cosa. viviamo in una delle nazioni con il più basso numero di lettori abituali, dove la fantasia, per quanto regni sovrana nel campo delle finanze, trova ben poca cittadinanza in quello letterario-creativo. L'omologazione è la parola d'ordine, tutti a fare più o meno le stesse cose, nello stesso tempo.
Eppure si pubblicano quindicimila libri.
Io non scrivo storie, le immagino e le sogno. Vent'anni fa le mettevo anche per iscritto, con risultati che oscillavano tra il decente e l'impresentabile. Ogni tanto butto giù due righe, giusto per vedere se ci riesco ancora - no, non ci riesco, ma su questo stendiamo un velo pietoso... - ma quasi sempre gli inizi folgoranti del Nuovo Grande Romanzo Italiano rimangono tali, un paio di pagine di buona prosa che poi si ferma là.
Credo di fare un favore alla letteratura impedendomi di arrivare alla fine e di tentare una pubblicazione. Credo che la grande maggioranza dei nuovi autori farebbe un favore quantomeno alle foreste finlandesi se evitasse di portare alla fine i loro Nuovi Grandi Romanzi Italiani.
E' dura scrivere della buona prosa. Ci vuole una buona padronanza della lingua e dei meccanismi di scrittura (che non vengono insegnati a scuola qui da noi, ma si devono "carpire" da buoni scrittori... Leggere, leggere, leggere!) che, ahinoi, la maggior parte delle persone non ha. Ci vuole un gran talento nel raccontare storie. Se non sapete interessare tre o quattro persone al racconto di come avete rischiato un incidente con la macchina lasciate perdere: non sono loro che sono stupidi, siete voi che non sapete raccontare una storiella semplice semplice. Eppure ci sono tonnellate di persone che scrivono storie interminabili, noiose, deprimenti, insignificanti, scritte in un pessimo italiano, sconclusionate. E, allo stesso tempo, migliaia di editori che pur di prendere un posto nella storia, sperando di essere i prossimi Einaudi, o Rizzoli, o chissà chi altro le pubblicano, senza badare troppo alla qualità di quello che mandano fuori. Tanto il problema delle spese non si pone, visto che quasi tutti gli Alighieri da tazza del cesso sono pronti a pagare le spese di pubblicazione per le loro belle mille copie. L'avevano proposto anche a me, tanti anni fa. Da qualche parte ho anche una recensione entusiasta della quale avevo capito a malapena la metà delle parole... Pagando avrei avuto anch'io le mie belle mille copie stampate. No grazie...
A volte mi chiedo quali siano le motivazioni che spingono tutte queste persone a scrivere. Ho molti dubbi e perplessità su questo, ma un atroce sospetto mi titilla le meningi: non si tratta di letteratura. Si tratta di soldi. Di fare il colpo gobbo. Del riuscire ad imbroccare quell'imperscrutabile combinazione di elementi che consenta di essere il nuovo Federico Moccia, un mare di parole sgrammaticate, senza senso, senza alcuno scopo, dove "ti amo" è la cosa più intelligente e profonda, di personaggi impossibili e mal caratterizzati ma che...
... Fanno guadagnare milioni di euro con il minimo sforzo.
Ecco, torniamo al sogno dell'Italiano Medio: fare un sacco di soldi lavorando il meno possibile.
Tutto torna, ancora una volta.
Purtroppo.

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